E’ opinione diffusa considerare la fluorescenza nei diamanti una caratteristica da evitare anche a fronte di un prezzo più vantaggioso.

Il mercato infatti recepisce questa volontà e penalizza questo aspetto offrendo, in alcuni casi, sconti di notevole interesse.

Occorre precisare innanzitutto cos’è la fluorescenza. Si definisce tale l’emissione di luce visibile emessa da una gemma (o altri materiali) quando è stimolata da radiazioni ultraviolette. Questa emissione di luce si interrompe poi quando viene sospesa la fonte di energia che la causa. Il diamante , in particolare, può reagire in maniera leggera, media, forte, molto forte o non reagire per nulla. La relativa luce emanata risulta nel più del 90% dei casi di colore blu, poche volte gialla, raramente di altri colori. Tale reazione viene certificata gemmologicamente e descritta come uno degli elementi che caratterizzano la qualità della pietra.

Una recente ricerca, effettuata da esperti gemmologi facenti parte della GIA Gem Trade Laboratory and GIA research, afferma che solo il 20% dei diamanti con fluorescenza “very strong” risultava detenere una leggera carenza di trasparenza paragonata ad altri non fluorescenti, mentre solo nel 5% dei casi tale carenza si mostrava in diamanti di fluorescenza “medium” e meno dell’1% in diamanti di fluorescenza “slight”. Per ciò che riguarda invece la percezione di una tonalità di bianco differente rispetto agli altri, questo studio afferma che solo nel 20% dei diamanti di colore alto (D-E-F-G) si poteva evidenziare una sottile divergenza negativa, mentre in più del 70% dei diamanti dai colori che vanno da I a Z, tale differenza risultava addirittura premiante (in altre parole apparivano più bianchi). Si specifica poi letteralmente: “Questo studio intende sfidare i pregiudizi che l’industria del diamante presenta relativamente all’effetto negativo dato dalla fluorescenza nelle pietre dai colori più alti. I risultati della G.I.A. mostrano chiaramente che si dovrebbe valutare ogni singolo diamante sulla base delle proprie particolarità”.

Volendo ricondurre a termini pratici che significato attribuire a ciò che è stato detto finora, il suggerimento potrebbe essere quello di valutare positivamente l’acquisto di un diamante che presenti fluorescenza, accertandosi però che non sia “lattiginoso” (milky) e soprattutto che venga offerto ad un prezzo interessante.

Farei altresì molta attenzione a non acquistare invece un diamante che, anche se non fluorescente, potrebbe avere un aspetto poco trasparente (non è poi così raro) dovuto a microscopiche inclusioni già presenti nel grezzo. Questo si che sarebbe il peggiore acquisto indipendentemente dal prezzo richiesto!

Attraverso queste informazioni il mio obiettivo è quello di mettere al corrente tutti coloro che mostrino interesse nella gemmologia o anche solo nell’acquisto di un diamante, di come questo settore possa dare adito a malintesi e pregiudizi che spesso nascono da superficialità ed incompetenza, andando a riflettersi negativamente sull’interesse dei consumatori finali.

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